Metodo Classico ottenuto da uve pinot nero coltivate nel comune di Montecalvo Versiggia nella vigna che fu di proprietà della famiglia Rinetti.
Il pinot nero ha in Oltrepò Pavese una tradizione ormai lunghissima, essendo stato importato dalla Francia attorno al 1850.
Oggi, con i suoi 3.000 ettari di pinot nero l’Oltrepò Pavese è il primo produttore italiano di questo nobile vitigno.
In Oltrepò Pavese sono coltivati sia i cloni adatti alla vinificazione in bianco sia quelli adatti alla vinificazione in rosso.
L’alta Valle Versa presenta le caratteristiche pedoclimatiche ottimali per la coltivazione di pinot nero per basi spumante, con altitudini che arrivano fino a 550 m s.l.m.
Nasce da un cru a 400 metri di altitudine nei terreni calcarei di Montecalvo Versiggia.
Raccolta manuale in cassetta.
Pressatura soffice (pressione: 1 bar).
Una percentuale del 10-15% fermenta in fusto di rovere austriaca Affinamento in bottiglia di almeno 48 mesi.
Sboccatura à la glace effettuata dalla nostra azienda.
Spumante gastronomico, con abbinamenti che spaziano dalle carni bianche alle pietanze di pesce elaborate.
Fresco, sapido e persistente, rispecchia in pieno le caratteristiche del suolo del vigneto di origine.
Colore | Spumante |
Gradazione | 12.50% |
Annata | 2019 |
Formato | 750 ml |
Servizio | 6° C |
Vitigno | Pinot nero 100% |
Olfatto | minerale |
Gusto | fresco, sapido e persistente |
Abbinamento | carni bianche, pietanze di pesce elaborate |
L’11 novembre del 1964 Luigi Calatroni era seduto a un tavolo: di fronte a lui un foglio con il timbro del comune di Montecalvo Versiggia, un documento che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e che aspettava solo una firma… la sua!
Quel foglio era un contratto che attestava il passaggio di proprietà dei terreni della Casa Bella dalla famiglia Vecchietti a Luigi. Fino al 1964, Luigi aveva coltivato quelle vigne di pinot nero da mezzadro, come le quattro generazioni che lo avevano preceduto. Il mezzadro era un viticoltore che pagava l’affitto del terreno con la metà della resa del vigneto (e si sa: per un viticoltore le proprie uve sono come figli).
Dopo anni passati sotto il sole e la pioggia a curare la vigna, dopo la terribile campagna di Russia combattuta durante la Seconda Guerra Mondiale e un avventuroso ritorno in patria con mezzi di fortuna, il Vigiö d’la Cà Bela (cosi lo chiamavano) ce l’aveva fatta: aveva conquistato un lembo di terra in valle Versa e l’avrebbe tramandato con orgoglio alla generazione successiva.
Ma passiamo ai nostri giorni. Quante cose sono cambiate negli anni: i trattori sono macchine quasi perfette, la tecnologia in cantina si è evoluta e il concetto di vino non è più quello di una volta.
È mezzogiorno e dalla cucina proviene un profumo di agnolotti appena preparati: Marisa chiama tutti a rapporto… “È ora di pranzo!”. Fausto scende dal trattore controllando bene che il tubo non perda olio, Cristian esce dalla cantina dopo essersi assicurato che tutte le botti siano a posto e Stefano, tornato dalle consegne, chiama le ragazze in ufficio “È pronto!”.
Una famiglia si ritrova seduta a un tavolo davanti a un piatto di agnolotti fumanti accompagnati da una bottiglia di Pinot Nero. Tra il vociare della tavola un pensiero ogni tanto riaffiora… Tutto ciò sarebbe stato possibile se la tenacia di Vigiö non lo avesse spinto a coronare il suo sogno?