Michél è dedicato a Michele, il più giovane dei Calatroni: insieme a Nora ed Emma (alle quali è dedicato il NorEma) rappresenta l’ottava generazione della nostra famiglia di agricoltori in Valle Versa.
Questo Metodo Classico è l’espressione della centralità che la bollicina ha nel progetto Calatroni: nasce dall’assemblaggio di tutte le vigne aziendali coltivate a pinot nero, da cloni di origine italiana studiati appositamente per il territorio dell’Oltrepò Pavese e altri di origine francese.
La raccolta avviene in funzione della giusta maturazione tecnologica espressa da ogni singola vigna e viene attuata manualmente in cassette da 20 kg per evitare il compattamento e il surriscaldamento dei grappoli.
La pressatura è soffice, con rese tra kg di uva e litri di mosto del 45-50%.
Le uve di ogni vigna sono vinificate separatamente e i vini così ottenuti sono assemblati ogni anno in una cuvée, che viene messa in bottiglia per la rifermentazione nei mesi di aprile o maggio.
Dopo la formazione naturale delle bollicine, il pinot nero riposa per almeno 36 mesi in bottiglia a contatto con i propri lieviti sedimentati per poi essere sboccato à la glace e rabboccato con una liqueur d’expédition che contiene il vino base della stessa vendemmia.
Colore | Spumante |
Gradazione | 12.50% |
Annata | 2020 |
Formato | 750 ml |
Servizio | 6° C |
Vitigno | Pinot nero 100% |
L’11 novembre del 1964 Luigi Calatroni era seduto a un tavolo: di fronte a lui un foglio con il timbro del comune di Montecalvo Versiggia, un documento che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e che aspettava solo una firma… la sua!
Quel foglio era un contratto che attestava il passaggio di proprietà dei terreni della Casa Bella dalla famiglia Vecchietti a Luigi. Fino al 1964, Luigi aveva coltivato quelle vigne di pinot nero da mezzadro, come le quattro generazioni che lo avevano preceduto. Il mezzadro era un viticoltore che pagava l’affitto del terreno con la metà della resa del vigneto (e si sa: per un viticoltore le proprie uve sono come figli).
Dopo anni passati sotto il sole e la pioggia a curare la vigna, dopo la terribile campagna di Russia combattuta durante la Seconda Guerra Mondiale e un avventuroso ritorno in patria con mezzi di fortuna, il Vigiö d’la Cà Bela (cosi lo chiamavano) ce l’aveva fatta: aveva conquistato un lembo di terra in valle Versa e l’avrebbe tramandato con orgoglio alla generazione successiva.
Ma passiamo ai nostri giorni. Quante cose sono cambiate negli anni: i trattori sono macchine quasi perfette, la tecnologia in cantina si è evoluta e il concetto di vino non è più quello di una volta.
È mezzogiorno e dalla cucina proviene un profumo di agnolotti appena preparati: Marisa chiama tutti a rapporto… “È ora di pranzo!”. Fausto scende dal trattore controllando bene che il tubo non perda olio, Cristian esce dalla cantina dopo essersi assicurato che tutte le botti siano a posto e Stefano, tornato dalle consegne, chiama le ragazze in ufficio “È pronto!”.
Una famiglia si ritrova seduta a un tavolo davanti a un piatto di agnolotti fumanti accompagnati da una bottiglia di Pinot Nero. Tra il vociare della tavola un pensiero ogni tanto riaffiora… Tutto ciò sarebbe stato possibile se la tenacia di Vigiö non lo avesse spinto a coronare il suo sogno?